Scelte per noi ecologiche sono drammatiche per altri
Negli ultimi anni in Europa si sente spesso parlare di agricoltura ecologica, di rispetto per l’ambiente e di sostenibilità. Si stanno facendo enormi passi avanti da questo punto di vista: ad esempio l’abolizione della plastica usa e getta dal 2021, trovo che sia un’iniziativa rivoluzionaria e quantomai necessaria.
Il cibo però, resta un elemento cruciale sotto molti punti di vista proprio perché è un bene primario, del quale non possiamo fare a meno.
Da dove arriva tutto il cibo che compriamo?
Arriva da coltivazioni europee ma anche e soprattutto da coltivazioni sparse per il mondo: perché quello che non vogliamo (a causa delle nefaste conseguenze ambientali) o non possiamo (per mancanza di spazio) coltivare in Europa, arriva per forza da qualche altra parte.
Consideriamo ad esempio il mais e la soia: l’Europa ne importa 14000 tonnellate all’anno. Mais e soia provengono dagli Stati Uniti e dal sud globale, in particolare da stati con ecosistemi fragili e situazioni politiche ed economico-sociali problematiche come Brasile, Argentina e Colombia. Migliaia e migliaia di ettari di terra vengono trasformati in piantagioni sconfinate, spesso monocolture. Prima di diventare spazio per raccolti, queste enormi distese erano popolate da comunità indigene ancestrali o erano ecosistemi fondamentali per la biodiversità e la salubrità dell’ambiente, o entrambe le cose.
Quali sono le conseguenze? Per la maggior parte delle comunità indigene la terra è fondamentale: è il rapporto diretto e sacro con gli antenati, è fonte di vita, di cultura, di cure e come tale viene a sua volta curata e protetta nel rispetto dei suoi ritmi. L’arrivo dell’agroindustria porta con sé deforestazione, inquinamento ambientale, culturale ed esaspera problematiche economiche e sociali preesistenti.
Quale tipo di sviluppo vale queste perdite culturali ed ecologiche?
Il commercio sembra essere più importante di ogni cosa. Gli scaffali dei supermercati devono sempre essere stracolmi di prodotti da vendere e di imballaggi da buttare per aumentare la già incredibile quantità di rifiuti, soprattutto plastici, che sta soffocando il pianeta.
Il mercato del cibo vale miliardi
Per sostenere la produzione di cibo per i consumatori, è indispensabile coltivare molta terra. Per avere più terra è indispensabile deforestare o cambiare il destino d’uso della stessa. Solo in Brasile la deforestazione è aumentata del 54% dal 2018 al 2019. Questa incremento è dovuto all’aumento della coltivazione di soia, fondamentale nell’industria dell’allevamento intensivo grazie al il suo grande apporto proteico.
Informare ed istruire sul consumo locale e stagionale
Per stare bene, per rispettare l’ambiente e vite umane, basterebbe cambiare qualche abitudine: comprare meno, comprare più vicino a casa (letteralmente: nei mercati rionali ma anche comprando meno prodotti che viaggiano migliaia di chilometri per arrivare a noi) e seguire il più possibile l’andamento delle stagioni per l’acquisto di frutta e verdura.
Questi piccoli accorgimenti e molti altri, sono fondamentali per cambiare rapporti di forza globali e per portare giustizia ed equità nel mondo.
Lo può fare chiunque, scegliendo come e dove fare la spesa. Non dico che sia facile, ma già solo conoscere le conseguenze di certe azioni è importante per capire la complessità del nostro presente.
Come consumatori abbiamo un potere incredibile, usiamolo.