In questi giorni di quarantena ho notato qualche titolo relativo ai sogni che mi ha colpito, tipo questo. Sembra che la particolare condizione nella quale ci troviamo influenzi non solo la nostra quotidianità, ma anche lo spazio onirico, spesso dimenticato ma a suo modo influente e necessario.
Le restrizioni sono ormai condizione comune a miliardi di persone, ma non tutti le possono affrontare allo stesso modo; i sogni lo sono sempre stati, ma forse di questi tempi sono davvero un po’ più vividi del solito.
Nel sogno più recente che ricordo c’erano la foresta, molta gente indifesa ed impaurita e molta gente armata. Immagini così vivide da svegliarmi nella notte più di una volta.
Sicuramente questi miei sogni sono direttamente connessi con quella che è stata la mia quotidianità nell’ultimo anno: ho vissuto e lavorato in Colombia come osservatore internazionale di pace.
In Colombia gli attori in gioco sono molti e diversi: guerriglieri, paramilitari, esercito regolare, narcotrafficanti… nel mezzo di tutto questo, migliaia di civili indifesi cercano e vogliono la pace ogni giorno, ma se la vedono costantemente sfuggire dalle mani. Questa è la realtà quotidiana della regione del Pacifico colombiano, molto colpita tutt’oggi dal conflitto armato nonostante l’accordo di pace tra Governo nazionale e FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo) del 2016.
Quelli che per me sono stati incubi più che sogni, per migliaia di persone delle regioni più remote della Colombia e del mondo sono la quotidianità. Cambiano i contesti ed i protagonisti, certo, ma la realtà resta la stessa dappertutto. Resa ancor più complessa e drammatica con la pandemia di questi mesi.
Come sempre. Piove. Sul bagnato.