FONTI: Con Líderes Hay Paz, Rutas del Conflicto
Non è consuetudine per me ascoltare podcast.
Ho fatto una eccezione oggi, durante una pausa dal lavoro. Il podcast che mi ha profondamente coinvolto mi è stato inviato da una ex collega di lavoro in SweFOR, S.H. grande professionista nel settore dei diritti umani, con esperienza in Centro e Sud America.
In questo podcast ho riascoltato, dopo mesi, una voce che mi ha sempre emozionato e ispirato. Una voce che non potrò mai dimenticare, quella di Leyner Palacios.
Leyner è un uomo normale, ma straordinario. Una delle mille parole che potrei usare per descriverlo è: coraggio.
Leyner è un sopravvissuto del conflitto armato colombiano. Nel 2002 è stato protagonista di uno degli atti di guerra che più hanno scosso la Colombia negli ultimi 20 anni. Da allora non ha mai smesso di lottare utilizzando la sua voce, la sua conoscenza, la sua capacità di unire le comunità rurali ed etniche colombiane, per la Vera Pace in Colombia.
Da quell’anno, con la decisione di abbandonare le armi,
c’è stata una nuova nascita, ricca di speranza e di illusione
Leyner Palacions Asprilla, Podcast CLHP
come si sente nel podcast.
A distanza di pochi anni la pace sembra già un miraggio, soprattutto in quei territori ricchissimi di biodiversità che sono quelli bagnati dal Pacifico e che allo stesso tempo vengono distrutti dalla violenza. In particolare la zona evidenziata in rosso nella mappa.
Secondo le parole di Leyner, la situazione oggi è addirittura peggiore di quanto non fosse nel periodo pre-accordo.
Ho voluto condividere l’emozione che ho provato ascoltando quella voce.
La voce della verità, della solidarietà, del coraggio e della pace. La voce di un uomo che combatte per la dignità e la vita di migliaia di famiglie colombiane, rischiando spesso la sua e quella della sua famiglia. In un paese dove la violenza e l’omicidio sono il pane quotidiano per migliaia di persone.
In un paese (e un continente) dove ho visto il meglio: la solidarietà, l’amore, la voglia di pace, di riscatto, di giustizia; e il peggio: la violenza, la morte, la tortura, la fame; dell’umanità.
E non posso che ringraziare per tutto questo.