Dal 28 aprile la Colombia trema.
Migliaia di piedi calpestano le strade di grandi e piccoli centri. Migliaia di voci gridano contro un sistema che non funziona: corruzione, collusione delle istituzioni con la criminalità, la violenza della polizia (sia da parte della Polizia Nazionale che da parte delle forze antisommossa – ESMAD -), la violenza di genere…
Le proteste o il Paro Nacional /Sciopero Nazionale/ si scatenarono per la proposta di una riforma tributaria. Secondo molti necessaria, secondo altrettanti troppo severa.
In ogni caso il #28Abril è iniziato tutto. E non si è ancora fermato.
In diverse città più o meno grandi le manifestazioni continuano, e con esse le violenze da parte di tutti gli attori di questa “primavera” colombiana: civili armati, civili disarmati, forza pubblica e veri e propri criminali.
Colombia, come la maggior parte dei Paesi dell’America Latina è uno Stato ricchissimo: risorse naturali, cultura, storia.
Enormi ricchezze vivono accanto a devastanti condizioni di mera sopravvivenza.
La disegualità, la violenza, la corruzione, stanno bloccando un Paese che lotta per la sua dignità. Che lotta perché le sue donne possano finalmente camminare serene per strada, senza temere una violenza ad ogni incrocio. Che lotta contro un stato troppo spesso invisibile, soprattutto nelle zone dove opera il narcotraffico.
Di seguito gli ultimi numeri di questi giorni:
Colombia è in bilico su di un dirupo.
Dietro si lascia la devastazione. Davanti grande incertezza.
Seguiranno aggiornamenti.