Fonti: Indepaz, Atlante delle guerre
I conflitti attivi nel mondo sono molteplici.
I fatti recentemente sviluppatisi alle porte dell’Europa ci fanno ricordare che niente è definito, deciso, perenne. Soprattutto la Pace.
Pace significa libertà. Significa poter decidere su moltissimi aspetti della nostra quotidianità. “Pace” significa che non ci pensi, ma che ti disperi quando anche solo una piccola frazione viene modificata. Non a caso (anche se in forma discutibile) durante i mesi della pandemia siamo stat* inondati da metafore di guerra, a descrivere tutti i sacrifici che questo evento ha portato e porta con sé.
La pace dipende da moltissimi aspetti, sia nel micro che nel macro.
La classe dirigente di un Paese è certamente uno di questi ultimi.
In Colombia la scorsa settimana ci sono state le elezioni politiche, che hanno visto la sinistra di Gustavo Petro e Francia Marquez del partito Pacto Historico, vincere sui partiti tradizionali colombiani: liberali e conservatori.
Negli anni questi due partiti si sono caratterizzati per una politica cieca rispetto alle violazioni persistenti dei DDHH nei territori meno popolati del Paese. Questa condotta è risulata particolamente grave e subdola soprattutto negli ultimi anni, dopo la firma dell’Accordo Finale di Pace nel 2016 fra il Governo dell’allora Presidente Santos e le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejercito del Pueblo). Storico accordo che ha (parzialmente!) cercato di portare la Pace in Colombia dopo decenni di conlitto fra la guerriglia di sinistra e l’esercito regolare spalleggiato da forze paramilitari. Questi sanguinari conflitti continuano ancora oggi, nonstante la firma dell’accordo. Le Farc originarie sono state sostituite altri gruppi, ormai indipendenti dall’orientamento politico originario ma spinti principalmente dal controllo del territorio colombiano, ricchissimo di risorse legali ed illegali.
Chi paga il prezzo più alto, chi ha sempre pagato, è sempre stato il popolo. Dal 2016 a marzo 2022 so stati 1327 i difensor* di DDHH che hanno perso la vita per le loro battaglie. Questa non è Pace, questa è guerra. Ed è purtroppo una guerra che direttamente tocca anche il “pacifico” occidente, dato che USA ed Europa sono tra i principali mercati della cocaina, di cui la Colombia è un grande produttore ed esportatore.
Nessuno è innocente.
La guerra travestita da pace è ancora peggiore, perché illude. Perché lascia spazio e tempo alla “normalizzazione” del conflitto e della violenza. E non c’è niente di peggio di questo.
La violenza porta solo altra violenza. La guerra porta solo altra guerra, morte e devastazione.
Adesso che la guerra è così vicina a noi, invece di aumentare la spesa bellica, l’approccio dovrebbe essere l’esatto opposto: cercare e trovare un dialogo, migliorare le capacità di ascolto, di conciliazione. Insomma creare ponti, non muri.
Ma purtroppo, la pace non porta moltissime ricchezze come la guerra.
E tristemente sembra che questo prevalga sempre su ciò che è il bene comune per eccellenza.